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Essere Testimoni - “Benché non si sia lasciato senza testimonianza...” (Atti 14:17)

Adi Reggio Calabria
Pubblicato da in - Riflessioni Bibliche · 10 Febbraio 2018

Essere Testimoni - “Benché non si sia lasciato senza testimonianza...” (Atti 14:17)

Non spetta a noi decidere se essere o no dei testimoni. Se professiamo la nostra fede, siamo testimoni. Il solo fatto che andiamo nella casa del Signore e che ci definiamo credenti è un dato sufficiente affinché il mondo giudichi la nostra fede alla luce della nostra vita. Siamo testimoni. Il pericolo consiste nel fatto di esserlo senza potenza.
 
 
Un cattivo testimone ha provocato la perdita di molte cause.

Pensa se un tuo amico, totalmente estraneo a certe vicende, fosse arrestato, portato dinanzi al giudice in seguito a circostanze sospette, e l’intera questione dipendesse dalle deposizioni in merito alla sua reputazione. Tu vieni chiamato a testimoniare. L’imputato lascia il caso interamente nelle tue mani. Saresti pronto a morire per lui, ma purtroppo le tue affermazioni sono confuse e sembrano essere contrastanti. Hai tralasciato quello che avresti dovuto dire, e hai dichiarato, invece, cose che potrebbero essere fraintese. L’amico ti guarda sorpreso e addolorato. Il giudice scuote la testa. Il pubblico ministero si accomoda sorridendo: è chiaro che il caso ha preso la piega che prospettava inizialmente.
 
 

Chi è quell’amico? Gesù Cristo, il mio Salvatore. Egli è sempre alla sbarra degli imputati agli occhi dell’opinione pubblica. Se gli uomini Lo accetteranno o Lo rifiuteranno dipenderà dalla testimonianza che noi saremo in grado di renderGli. I nostri errori e fallimenti, purtroppo, vengono attribuiti a Lui. Gesù fece bene a ordinare ai discepoli di attendere d’essere rivestiti di potenza dall’alto: meno il mondo scorgeva il loro io e meglio era. Se solo potessimo sottrarre alla vista degli uomini tutti i cristiani che non somigliano a Cristo avremmo eliminato il maggior ostacolo al trionfo del Vangelo.
 
 
L’uomo che si prende l’impegno di pregare la mattina, ma che poi si alza dalle sue ginocchia accigliato, impaziente e nervoso rende odioso il proprio cristianesimo. Se la religione di Gesù Cristo non ci rende benevoli, amabili e compassionevoli, a che cosa serve?
 
 
L’uomo che va nella casa di Dio la domenica, che è zelante nelle attività della chiesa, ma che poi il lunedì è così preso dal proprio lavoro da non curarsi degli altri, ed è irritato, avido e attirato dalle cose del mondo suscita il disprezzo da parte di chi non è credente, il quale alza le spalle, e ridacchia dicendo: “Questo è il Cristo che predichi?”.
 
 

Sarebbe certamente meglio attendere a Gerusalemme, ed essere ignorati dalla gente, poiché queste cose crocifiggono un’altra volta il Figlio di Dio, esponendoLo pubblicamente alla vergogna. Queste cose fanno gridare gli uomini con disprezzo: “Toglilo di mezzo, crocifiggiLo!”. Certamente sarebbe molto meglio non procedere come discepoli fino a quando non abbiamo ricevuto la potenza dall’alto.

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