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Alcuni Altari della Bibbia

Adi Reggio Calabria
Pubblicato da in - Riflessioni Bibliche · 3 Ottobre 2017
Una delle più grandi ricchezze spirituali che il Signore ha donato ai credenti è la preghiera. La Bibbia accenna fin dalle sue prime battute alle preghiere innalzate dai credenti verso il trono della Grazia. Segno visibile della preghiera era l'altare.
Nelle Scritture sono menzionati diversi generi di altari, ognuno dei quali ha un messaggio peculiare intorno alla preghiera.

1.    La preghiera personale
"Il fuoco sarà mantenuto acceso sull'altare e non si lascerà spegnere; e il sacerdote vi brucerà su della legna ogni mattina, vi disporrà sopra l'olocausto, e vi farà fumare sopra il grasso dei sacrifizi di azioni di grazie. Il fuoco dev'esser del continuo mantenuto acceso sull'altare, e non si lascerà spegnere" (Levitico 6:12-13).
In queste parole abbiamo una bellissima descrizione di parte del servizio quotidiano del sacerdote presso l'altare del tabernacolo.
Scriveva un notissimo commentatore biblico del XVII secolo: "Lasciamo che la preghiera sia la chiave al mattino ed il chiavistello alla sera", ogni mattina il cuore del credente deve spandersi dinanzi all'Iddio onnipotente, affinché il “fuoco” possa continuare ad ardere.
Ricordiamo le parole di Davide che, fuggiasco nel deserto di Giuda, pregava:
"O Dio, tu sei l'Iddio mio, io ti cerco dall'alba; l'anima mia è assetata di te, la mia carne ti brama in una terra arida, che langue, senz'acqua. Così io ti ho mirato nel santuario per vedere la tua forza e la tua gloria. Poiché la Tua benignità val meglio della vita; le mie labbra ti loderanno. Così ti benedirò finché io viva, e alzerò le mani invocando il Tuo nome. L'anima mia sarà saziata come di midollo e di grasso, e la mia bocca ti loderà con labbra giubilanti" (Salmo 63:1-5). Da queste benedette parole scaturisce un senso di pace e di profonda comunione che dovrebbe muoverci a gelosia.
Purtroppo la vita frettolosa e occupata che conduciamo distrugge l'altare dell'adorazione personale. Laddove questo è accaduto bisogna ricostruirlo. Ritorniamo alla preghiera! Non dimenticando, però, tre importanti consigli che ci vengono dalla Parola di Dio.
Primo, non siamo frettolosi. La fretta è la morte della preghiera. L'attesa fiduciosa ai piedi del Signore è l'inizio della Pentecoste. Secondo, leggiamo tutta la Bibbia. Non tralasciamone alcun libro, preoccupandoci di metterla in pratica quotidianamente. Terzo, preghiamo intercedendo per i nostri fratelli e i non credenti, per il risveglio nella Chiesa, per i ministri dell'Evangelo, per le autorità e quanti altri lo Spirito Santo presenta alla nostra mente.
La preghiera personale è un piacere irrinunciabile non un semplice dovere.

2. L'adorazione
"E Abrahamo disse ai suoi servitori: ...io con il ragazzo andremo fin colà e adoreremo; poi torneremo a voi" (Genesi 22:5).
Leggendo questo verso possiamo avvertire la sofferenza del patriarca mentre prosegue il suo cammino attraverso il deserto monotono e ventoso. Il suo unico figlio stava per essere sacrificato. Cosa potevano voler dire le parole: "Andremo fin colà e adoreremo?". Abrahamo conosceva il carattere del suo Dio, sapeva che l'Eterno è giusto, nonostante il momento difficile nella sua anima aveva chiaramente impressa la realtà di un Dio tre volte Santo.
Purtroppo, abbiamo perso il senso della "Santità di Dio", Dio non è un compagno qualunque, l'adorazione deve nascere dal cuore ed esprimersi in un'attitudine di riverenza: "L'anima mia langue e vien meno, bramando i cortili dell'Eterno" (Salmo 84:2).
Esiste un'attrazione meravigliosa del credente verso Dio, poiché tutti abbiamo bisogno del riposo ristoratore che viene dal Signore.
Apprezziamo, dunque, la libertà dell'adorazione "pentecostale", evitando di cadere nel fanatismo o di irrigidirci nel formalismo.
Adoriamo il Signore da soli e nella comunione fraterna, riconoscendo la santità di Dio e la nostra debolezza, aprendo il cuore al Suo amore, lasciando piegare la nostra volontà dai Suoi divini propositi.

3. La purificazione del peccato
"Noi abbiamo un altare... Perciò anche Gesù, per santificare il popolo col proprio sangue, soffrì fuor della porta" (Ebrei 13:12).
Che meravigliosa promessa abbiamo dinanzi a questo supremo altare! Esso è spirituale e contraddistingue la Chiesa, poiché attorno ad esso si raccolgono i credenti riscattati dal Signore: Cristo è il nostro altare! Qualcosa di grandioso accade quando un peccatore risponde alla chiamata della salvezza, accostandosi a Cristo per ottenere perdono.
Non si tratta di illusione e nemmeno di suggestione, ma di un'esperienza reale dinanzi all'altare non fatto di pietra e da mano d'uomo: Gesù Cristo, Colui che perdona e purifica il peccatore.
Non vi è bisogno di affannarsi, come facevano i sacerdoti dell'Antico Testamento, nell'offrire sempre nuove vittime. Cristo è altare ed è anche olocausto. Egli ha offerto Se stesso: "Perché, se il sangue di becchi e di tori e la cenere d'una giovenca sparsa su quelli che son contaminati santificano in modo da dar la purità della carne, quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto Se stesso puro da ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all'Iddio vivente?" (Ebrei 9:13-14).
Tratto dal periodico “Cristiani Oggi”



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