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Dio toglie l’amarezza

Adi Reggio Calabria
Pubblicato da in - Riflessioni Bibliche · 30 Maggio 2017
Lettura biblica: Esodo 15:22-27
Il dono dell'acqua
Il Signore voleva condurre Israele verso il deserto di Sur. All'inizio il popolo si avviò con entusiasmo ma, mentre avanzavano nel deserto, l'entusia­smo iniziale svaniva dando luogo alla preoccupazio­ne e al timore. Al terzo giorno di cammino, la man­canza d'acqua era diventata già un problema serio.
Come avrebbero fatto?
La vita del credente non è un sentiero in discesa, ma il Signore usa le difficoltà per forgiare il carattere dei suoi. Dopo la liberazione al Mar Rosso, Dio permise che Israele affrontasse un periodo di prova, per mostrargli che il suo cammino non sarebbe stato sempre agevole.
Nella Bibbia troviamo anche altri casi simili; ad esempio, sul Monte Carmelo Elia fu esaudito dal Signore che fece scendere il fuoco dal cielo, ma subito dopo arrivò a temere per la sua vita. Anche Gesù, dopo aver ricevuto parole di appro­vazione dal Padre mentre era battezzato al Giordano, fu condotto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato. La prova produce, per la grazia di Dio, pazienza e perseveranza Giacomo 1:3 Sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
Inoltre rende la fede del credente solida nell'attesa della venuta di Cristo 1 Pietro 1:7 Affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.
Le acque amare sono rese dolci
Mosè ordinò al popolo di levare il campo per in camminarsi nel deserto di Sur, nome che significa "muro". Era chiamato così perché era pieno di fortificazioni egiziane costruite lungo la linea di quello che oggi è il canale di Suez. Per tre giorni gli Israeliti non videro altro che pietre, terra, e qua e là radi ce­spugli spinosi. Finalmente giunsero in un posto dove c'era un po' di verde, e sicuramente dell'acqua, ma non appena si avvicinarono per dissetarsi, scoprirono che era amara, così chiamarono quel luogo Mara. Talvolta ci aspettiamo dolcezza e facciamo invece esperienze amare ma, in questo modo, nel deser­to di questo mondo, le nostre speranze disilluse ci spingono a Dio, nel cui favore può esserci il ristoro vero. Per questa prova il popolo s'irritò contro Mosè. Gli ipocriti, infatti, possono mostrare buoni senti­menti e apparire sinceri nel manifestare una fede di facciata, ma nell'ora della tentazione vengono meno e si rivelano per quello che sono.
Anche non pochi veri credenti, durante le prove dure; saranno tentati di mollare, diffideranno e mormoreranno. Ma, in ogni difficoltà, dovremmo spostare la nostra attenzione sul Signore e spandere il nostro cuore davanti a Lui Romani 5:3,4 Non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza.
Comprenderemo allora che una volontà arrendevole; una coscienza pacifica e il conforto del­lo Spirito Santo renderanno la prova amara più tol­lerabile e veramente meno gravosa.
Mosè fece quello che il popolo aveva trascurato di fare:
INVOCARE IL SIGNORE CHE L'ASCOLTÒ AMOREVOLMENTE.
Egli diresse Mosè verso un legno che doveva gettare nelle acque e, immediatamente, furono rese dolci. Il Signore usò quel legno come un semplice mezzo per provare la sua ubbidienza e la sua fede.
Le acque diventarono dolci non per le proprietà magiche del bastone, ma perché Mosè prese Dio in parola. Possiamo considerare quest'oggetto come una figura della croce e della guarigione che Cristo ha ottenuto per noi con il Suo sacrificio, Gesù è potente a trasfor­mare realmente l'amarezza delle delusioni umane in dolcezza per mezzo della Sua grazia.
Il legno che addolcì le acque di Mara non è simbolo di una prova tolta, ma della sua trasformazione in una benedizione, Infatti, Dio non ha bisogno di annullare le situazioni per mutarle in benedizioni, bastano la Sua presenza e la Sua potenza a produrre questa trasformazione.
Il patto di Dio per la salute del popolo
Rendendo dolci quelle acque il Signore rivelò a Israele un altro aspetto del Suo carattere: Egli era pronto ad addolcire non soltanto le cattive acque di Mara, ma anche l'animo umano travagliato dall'amarez­za, dall'egoismo e dal peccato. Se il popolo avesse ascoltato la Sua voce e ubbidito alla Sua Parola, Egli non lo avrebbe colpito con nessuna delle malattie e dei flagelli che avevano patito gli Egiziani.
A questa promessa Dio fece seguire una garanzia: "Io sono il Signore, colui che ti guarisce".
Attraverso i Suoi nomi, il Signore rivela e fa cono­scere i diversi aspetti della Sua natura, presentan­dosi per quello che è in realtà. Egli desiderava che Israele vedesse come la guarigione divina era parte della Sua natura e del Suo piano.
La promessa della guarigione non comunica l'idea di essere immuni dalle malattie. Anche in questi momenti, però, Dio ha il pieno controllo della situazione. Le acque della nostra vita possono essere amare per un certo tempo, ma è nella natura e nella volontà divina farle diventare dolci.
Il Signore non ci prova per sempre né per capriccio: Lo scettro dell’empio non rimarrà per sempre sull’eredità dei giusti, affinché i giusti non tendano le loro mani verso il male. (Salmo 125:3).
Israele, dopo aver lasciato Mara, giunse a Elim, luogo con palme e sorgenti di acqua dolce; così i credenti, dopo i periodi di prova, sono ristorati da momenti di tranquillità alla presenza del Signore nel momento in cui si dissetano dell’acqua che Egli ci dona:
Giovanni 4:14; Ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna».
Giovanni 7:37-39 Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui; lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato.         

Domenico Melara



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