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Liberazione dalla prova

Adi Reggio Calabria
Pubblicato da in - Riflessioni Bibliche · 19 Aprile 2014

Il fatto accadde durante il regno del persiano Dario che riuscì a prendere l'inespugnabile Babilonia dopo aver deviato il fiume ed entrato per l'asciutto in Città. Dopo la battaglia, fuori delle mura, il popolo lo accolse pacificamente e Ciro giunse dopo 3 mesi.

L'età del profeta Daniele era di 85, 90 anni; quindi non un giovanotto, come a volte s' è rappresentato, ed ormai alla fine della vita. La sua esistenza è certamente un insegnamento sulla vita di fede del credente.


Liberazione attraverso la fede esercitata

La fede di Daniele era esercitata continuamente, e questo deve incoraggiare a credere che anche al lavoro in zona diversa dalla propria, in condizioni sociali difficili, si può essere devoti al Signore. Se ne resero conto anche i suoi nemici, tra cui i Satrapi, “Protettori del Regno” che <cercarono di trovare un'occasione per accusare Daniele circa l'amministrazione del regno, ma non potevano trovare alcun'occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele e non c'era in lui alcuna mancanza da potergli rimproverare> .

Daniele era visto benevolmente dal persiano Ciro e da Dario per le profezie fatte prima contro i re babilonesi, poi da loro sconfitti. Al babilonese Nabucodonosor previde : < Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; e ha messo nelle tue mani, tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d'oro sei tu” . Al successore Baldassar comunicò : “Il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani" .

I nemici del profeta erano numerosi, forse per l'impossibilità di corromperlo e consentire loro di approfittare della cosa pubblica. Presto capirono: "non avremo nessun pretesto per accusare questo Daniele, se non lo troviamo in quello che concerne la legge del suo Dio".

Una congiura fu ordita e si convenne di suggerire al Re : “ chiunque, per un periodo di trenta giorni, rivolgerà una richiesta a qualsiasi dio o uomo tranne che a te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni”. Il monarca accettò per orgoglio; implicava che fosse un Dio, o almeno un semidio, secondo i costumi del tempo. Inoltre contribuiva ad uniformare i popoli conquistati in tutto diversi, avendo una religione in comune.

Allora capi e satrapi vennero tumultuosamente presso il re e gli dissero : "Vivi in eterno, o re Dario!”. L'avverbio <tumultuosamente> è da altri tradotto: “si radunarono” ed è ripetuto altre due volte nell'ambito del loro complotto. Il pressing fu pesante sul Re: “accorsero in fretta e trovarono Daniele che pregava e invocava il suo Dio” Ed ancora: “ Ma quegli uomini vennero tumultuosamente dal re e gli dissero: "Sappi, o re, che la legge dei Medi e dei Persiani vuole che nessun divieto o decreto promulgato dal re venga mutato". I Dignitari persiani del tempo d'Assuero richiesero qualcosa del genere : ” Se il re è d'accordo, emani un decreto reale, lo faccia iscrivere tra le leggi di Persia e di Media in modo che sia irrevocabile, per il quale Vasti non possa piú comparire in presenza del re Assuero, e il re conferisca la dignità reale a una sua compagna migliore di lei. (Est. 1: 19).



Liberazione attraverso la fede consacrata


La fede consacrata del Profeta era alimentata dalla preghiera: ”Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare anche prima”.

La propria preghiera era privata: ” a casa sua” . Gesù raccomandò di praticarla : ” Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”.

Si trattava di una preghiera riverente: “in ginocchio”. Pregare è possibile farlo in ogni condizione fisica; ma certi momenti richiedono istintivamente la posizione genuflessa. Come Gesù nel giardino, prima della crocifissione :” egli si staccò da loro circa un tiro di sasso; e postosi in ginocchio pregava”.

Era una preghiera ispirata: ” tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme”. G uardava verso il Cielo, come il Salmista: ”Io alzo gli occhi ai monti…Donde mi verrà l'aiuto?”.

Consisteva in una preghiera già esaudita prima perché rivolta ”verso Gerusalemme ”. Salomone alla dedicazione del Tempio aveva già pregato per i credenti che nel futuro si sarebbero sviati e disciplinati con l'esilio: “ se pregherà il SIGNORE, rivolto alla città che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo nome, esaudisci dal cielo le sue preghiere e le sue suppliche, e rendigli giustizia”.

Infine era una preghiera sistematica: “tre volte al giorno”. Un buon figlio di Dio deve trovare il tempo per mettere in agenda almeno tre momenti di preghiera al dì.

Certamente la fede consacrata di Daniele era alimentata dalla confessione che rendeva in ogni tempo. “…quegli uomini accorsero in fretta e trovarono Daniele che pregava e invocava il suo Dio”. Denunziato davanti al Re, questi “ne fu molto addolorato”; dovette imparare ai suoi cortigiani che “L'uomo che lusinga il prossimo, gli tende una rete davanti ai piedi (Pr. 29: 5).

Il debole re cedette e ”ordinò che Daniele fosse preso e gettato nella fossa dei leoni.”. Dall'alta buca con un'apertura laterale per l'ingresso dei leoni, parlò a Daniele e gli disse: "Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti".

Fatte le dovute differenze, perché ogni paragone zoppica, Nabucodonosor fu figura di Dio:

(1) nel cercare una via d'uscita dalla Tomba a Daniele: ” Egli “si mise in animo di liberare Daniele”. Dio provvede aiuto al peccatore condannato dalla Legge di Mosè : “Il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte” (Rom. 7: 10);

(2) nell'aiutare il proprio ministro condannato alla Tomba: “ fino al tramonto del sole fece di tutto per salvarlo ”. Il Signore esaudì Gesù che pregava : ”salvami dalla gola del leone. Tu mi risponderai liberandomi” (Sal. 22: 21) e lo stesso fa per ciascun credente;

(3) nel lasciare suggellare la Tomba del profeta: “Poi fu portata una pietra e fu messa sull'apertura della fossa; il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele” (lo stesso anello che promulgò la legge). Dio permise che : ” andarono ad assicurare il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia” (Mt. 27: 66);

(4) nel tirare il servitore di Dio fuori della Tomba: “Ordinò che Daniele fosse tirato fuori della fossa; Daniele fu tirato fuori della fossa e non si trovò su di lui nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio ”. Il Signore: ”Risuscitò (Gesù), avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto (At. 2: 24).



Liberazione attraverso la fede fruttuosa

 La Bibbia narra: “ La mattina il re si alzò molto presto, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce angosciata e gli disse: "Daniele, servo del Dio vivente! Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, ha potuto liberarti dai leoni?". Sapeva della fornace ardente a cui erano scampati prima i tre giovani ebrei amici di Daniele e,forse, s'era auspicato un miracolo!

In realtà la fede del profeta aveva ancora una volta funzionata, così rispose al monarca: ”Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni; essi non mi hanno fatto nessun male perché sono stato trovato innocente davanti a lui; e anche davanti a te, o re, non ho fatto niente di male". Lo stesso accadde nella precedente liberazione dei suoi giovani amici, condannati alla fornace dallo stesso re: " Eppure…io vedo quattro uomini, sciolti, che camminano in mezzo al fuoco, senza avere sofferto nessun danno” ( 3: 25).

Il miracolo produsse gioia al re: “fu molto contento e ordinò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa; Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio”. La giustizia divina volle che “gli uomini che avevano accusato Daniele furono presi e gettati nella fossa dei leoni con i loro figli e le loro mogli. Non erano ancora giunti in fondo alla fossa, che i leoni si lanciarono su di loro e stritolarono tutte le loro ossa”. Lo scrittore giudaico Giuseppe Flavio affermò che i Nemici obiettarono che i leoni fossero stati sfamati prima; il Re ordinò allora di rimpinzare di carne gli animali e mise loro nella fossa. Il saggio nei proverbi biblici affermò: “ Il giusto è salvato dalla tribolazione, e l'empio ne prende il posto ” (Pr. 11: 8).

Il risultato dell'intervento divino produce sempre gloria al Signore ed, infatti, il re scrisse un decreto dal seguente tenore: “in tutto il territorio del mio regno si tema e si rispetti il Dio di Daniele, perché è il Dio vivente che dura in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto e il suo dominio durerà sino alla fine. Egli libera e salva, fa segni e prodigi in cielo e in terra. E lui che ha liberato Daniele dalle zampe dei leoni". Una triplice testimonianza del vero Dio fu così resa da un re pagano che riconobbe nel Signore:

(1) un Dio trascendente: “è il Dio vivente”;

(2) un Dio Sovrano ed eterno: ”il suo regno non sarà mai distrutto”

(3) un Dio Potente: ” libera e salva, fa segni e prodigi in cielo e terra”.

Di Daniele ed altri anonimi ma non meno preziosi servitori divini, è scritto: “i quali per fede conquistarono regni, praticarono la giustizia, ottennero l'adempimento di promesse, chiusero le fauci dei leoni” (Eb. 11: 33).

La fede soltanto può assicurare una lunga vita con Dio: “ Daniele prosperò durante il regno di Dario e durante il regno di Ciro, il Persiano”.

  

Davide Di Iorio





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