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Perché non osserviamo molte norme dell’Antico Testamento? La Bibbia non è tutta Parola di Dio?

Adi Reggio Calabria
Pubblicato da in - Investigate le Scritture · 5 Dicembre 2016
Tags: BibbiaAnticoTestamentoDomande

La domanda è molto importante in quanto esistono gruppi di credenti i quali afferma­no che non possiamo considerarci cristiani fedeli alla Scrittura se non siamo disposti ad ubbidire a tutte le regole dell’Antico Testamento.
 
Il testo più famoso, che sempre viene citato, è rappresentato dalla dichiarazione di Gesù: “Non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge od i profeti; io son venuto non per abolire ma per compire; poiché io vi dico in verità che finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto, Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti ed avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno de’ cieli; ma chi li avrà messi in pratica ed insegnati, esso sarà chiamato grande nel re­gno dei cieli” (Matteo 5:17-19). Indubbiamente queste parole sono non soltanto importanti ma autorevoli.
 
Prima di tutto precisiamo cosa voleva attestare Gesù con le parole: “… io son venuto non per abolire ma per compire”. Il verbo originale greco tradotto “compire”ha almeno trenta significati diversi, ma i più usati nel contesto sono: “compire”e anche “espletare”, “adempiere” e “attuare”. Gli ultimi due significati riportati, adempiere ed attuare, sem­brano riferirsi all’ubbidienza che Gesù manifestò nella Sua vita terrena. Infatti, soltanto Lui ha potuto dire: “Chi di voi mi convince di peccato? …” (Giovanni 8:46).
 
Gli altri due significati, invece, si riferiscono al fatto che Gesù ha completato, ha perfezionato la legge ed i profeti, cioè l’Antico Testa­mento, con il Nuovo Patto o Nuova Alleanza. Tanto è vero che è detto: “… la legge non ha condotto nulla a compimento …” (Ebrei 7:19), per questo Gesù”… è mediatore di un patto anch’esso migliore, fondato su migliori promesse” (Ebrei 8:6).
 
Per questa ragione accettiamo l’intera Bibbia, Antico e Nuovo Testa­mento, come l’ispirata Parola di Dio, unica e perfetta regola della nostra fede e della nostra condotta.
 
Ma veniamo al nocciolo della domanda: se accettiamo tutta la Bibbia, perché molte prescrizioni dell’Antico Testamento non sono attuate?
 
 
UNA VALUTAZIONE INDISPENSABILE
 
Nel Nuovo Testamento viene messo bene in evidenza un fatto im­portante e cioè che una parte dell’Antico Testamento è sostituita dall’opera di Gesù. La lettera agli Ebrei tratta proprio questo argomento per esteso, mettendo in risalto la superiorità della legge di Cristo sulla legge antica, la superiorità del Nuovo Patto sull’Antico e, quindi, il superamento di tutte le leggi cerimoniali. Infatti, è scritto che tutti gli atti di culto del “… primo tabernacolo …”erano “… una figura per il tempo attuale” (Ebrei 9:8, 9) e”… la legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la re­altà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, render perfetti quelli che s’ac­costano a Dio” (Ebrei 10:1).
 
Gesù ha compiuto la redenzione “per riscattare quelli che erano sot­to la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione di figliuoli. E perché siete figliuoli, Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre” (Galati 4:5, 6).
 
E’ evidente, quindi, che la legge, della quale”… neppure un iota o un apice … passerà …”(Matteo 5:18), è quella perfetta che Gesù ha com­pletato con la Sua opera vicaria, mediante il Suo sacrificio sul Calvario.
 
Con il Suo sangue Cristo ha mediato il Nuovo Patto di certezza e di grazia, nel quale tutti i cristiani si identificano e sul quale stanno saldi, stabilendo quella che la Scrittura definisce “… la legge di Cristo” (Galati 6:2) che può essere adempiuta dalla presenza dello Spirito Santo nel credente. I principi generali dei Comandamenti sono stati da Gesù non soltanto confermati ma riaffermati in una forma nuova che non si limita più all’adempimento esteriore, ma al sentimento interiore. Egli ripeterà molte volte nel Sermone sul Monte: “Voi avete udito che fu det­to agli antichi … ma io vi dico...” (Matteo 5:21, 22; 27, 28; 31,32; 33,34; 38, 39; 43, 44). La legge antica, autorevole e perfetta, è interpretata da Gesù nel sen­so divino nel quale è stata promulgata. Dio considera prima il senti­mento e poi la manifestazione esteriore.
 
 
LA TESTIMONIANZA DELLA CHIESA DEL NUOVO TESTAMENTO
 
Come interpretavano le parole di Gesù i cristiani dell’era apostolica? Considerare questo aspetto è molto importante per almeno due ragio­ni: la prima perché la Chiesa del Nuovo Testamento è la Chiesa modello per quella di tutti i tempi; poi perché, essendo molti di quei cristiani d’estrazione giudaica, erano più facilmente portati a considerare la leg­ge di Mosè come ancora valida e da osservare.
 
Indubbiamente, al principio si verificò uno scontro tra la mentalità giudaica ed i cristiani convertiti dal paganesimo, che sul piano culturale e religioso era ben comprensibile. Per porre fine a questi problemi, che erano motivo di turbamento e di dissensione, circa quindici anni dopo la Pentecoste, gli apostoli, gli anziani, Paolo e Barnaba ed altri dei loro collaboratori si radunarono a Gerusalemme e, dopo un ampio resocon­to di quello che Dio aveva fatto tra i non ebrei, i convenuti, riuniti di “co­mune accordo”, scrissero ai cristiani non ebrei:”… è parso bene allo Spi­rito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione …” (Atti 15:28, 29).
 
È quindi praticamente provato, sul fondamento della Scrittura, che tutte le regole cerimoniali della legge di Mosè sono state superate dal Nuovo Patto rimanendo in vigore soltanto quelle pratiche che, per la loro natura spirituale e morale, dovevano essere considerate valide in ogni tempo.
 
Dal punto di vista dottrinale, invece, l’epistola agli Ebrei, com’è stato già osservato, è un commentario cristiano su tutto l’argomento della superiorità del Nuovo Patto sull’Antico.
 
 
QUAL E’ IL VALORE DELL’ANTICO TESTAMENTO?
 
L’Antico Testamento è Parola di Dio, siccome è scritto che esso è”… un’ombra dei futuri beni …” (Ebrei 10:1); “… figura e ombra delle cose celesti …” (Ebrei 8:5); “… ombra di cose che dovevano avvenire …” (Colossesi 2:17). Infatti, Gesù ha adempiuto tutti i tipi e le figure della legge con la Sua vita immacolata e la Sua morte vicaria.
 
“… la legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede” (Galati 3:24). Il pedagogo era l’istitutore privato per i figliuoli in minore età. Ora, noi, come figliuoli di Dio a pie­no diritto per mezzo di Cristo, il nostro Fratello maggiore, possiamo per fede comprendere l’Antico Testamento e trarne applicazioni spiri­tuali e morali per afferrare il piano mirabile di Dio per la salvezza dell’umanità, come affermava un noto predicatore: “Nell’Antico Testa­mento è nascosto il Nuovo e nel Nuovo Testamento è rivelato l’Antico”.
 
La rivelazione divina all’umanità sarebbe incompleta ed imperfetta se togliessimo dalla Bibbia l’Antico Testamento; vero tesoro di spiritua­lità e mezzo di edificazione profonda, dimostra il piano divino per la redenzione dell’umanità e rappresenta “… la parola profetica, più ferma, alla quale fate bene di prestare attenzione come a una lampada splen­dente in luogo oscuro, finché spunti il giorno …” (II Pietro 1:19).
 
L’Antico Testamento, però, deve essere interpretato alla luce del Nuovo, in quanto in Cristo ci è stato rivelato il piano perfetto della sal­vezza per fede. Gesù stesso protesta autorevolmente contro il concetto che l’entrata nel regno di Dio dipenda dall’osservanza esteriore della legge e riafferma che la giustizia cristiana deve superare quella degli Scribi e dei Farisei e lo può unicamente se facciamo Cristo nostra “… sapienza e giustizia e santificazione e redenzione” (I Corinzi 1:30).
 
 
 
Tratto da “A domanda risponde”, Francesco Toppi – edito da ADI-MEDIA



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