Là, nel fossato, cresce un rovo, che graffia e lacera: un segno della maledizione. Esso sospira dentro di sé, e dice: “Ah, povero me! Non riesco proprio a comprendere perché sono stato creato. Non ho alcun valore e alcuna bellezza.
Se solo potessi essere quel mazzolino di violette su quella riva! Forse allora potrei rallegrare qualche cuore; ma sono soltanto un groviglio di spine! Se fossi utile come il grano sull’altro lato della siepe potrei sfamare il mondo, ma quale bene può apportare un cespuglio spinoso? Se fossi una quercia i cui rami si estendono ampiamente, le cui foglie producono una musica tanto bella con la brezza che le sfiora, giocando con il sole e con l’ombra, allora la mia esistenza avrebbe un senso. Purtroppo sono soltanto un rovo!”.
Allo stesso modo percepiamo di avere un cuore dentro di noi, ma anche che siamo privi d’amore, di fede, di passione, senza alcuna possibilità di ricevere il bene; ci riveliamo aggressivi, insensibili e ostili – davvero un segno di maledizione – e ci domandiamo, forse, perché siamo stati creati.
Un giorno arriva il giardiniere, che sradica il rovo e lo pianta nel proprio giardino. Il rovo è pronto a compatirlo. “Lui non mi conosce”, dice tra sé, “altrimenti non perderebbe così il suo tempo. Non potrà mai ricavare qualcosa di buono da un rovo coperto di spine!”.
Il giardiniere sorride. “Se non posso trarre nessun bene da te, forse posso mettere qualcosa di buono in te. Staremo a vedere”. E se ne va per la sua strada.
Il rovo, però, è più triste che mai. “Nel fossato mi trovavo in una brutta situazione, ma qui, in mezzo a questi fiori così graziosi, è ancora più gravoso essere un rovo! Lo sapevo che non potevo offrire nulla!”. Un giorno il giardiniere pratica un piccolo taglio sul suo tronco, inserisce una gemma minuscola, e poi la lega ad esso. Dopo alcune settimane tutti si radunano attorno al rovo per ammirare la bellezza di una rosa: le dimensioni, il colore, la sua fragranza ... tutto è perfetto. Guardate: è il povero rovo che cresceva nel fosso! Ci sono le tracce del suo vecchio aspetto, ma anche l’evidenza di questa nuova fioritura!
Il Padre tuo è il Vignaiuolo. Egli conosce il ceppo grezzo della nostra umanità. È consapevole della sua natura malvagia e del suo scarso valore. Tuttavia, Egli è capace di mettere al suo interno la nuova natura, quella divina. La grazia di Dio non è prodotta dai nostri sforzi, perché non viene da dentro, bensì dal nostro arrendimento al Vignaiuolo. LasciamoLo agire in noi in ogni cosa come Egli desidera. Se Gli permetteremo di mettere in noi ciò che vuole, Egli farà scaturire da noi ciò che Lui desidera.
ADI-Assemblee di Dio in Italia